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Con i Mapuche contro i Benetton
Por GERALDINA COLOTTI - il Manifesto - Friday, Nov. 19, 2004 at 6:12 PM

In Italia una delegazione a difesa dei propri diritti «naturali»

«Un etnocidio per omissione».

Così Rosa Sara Rúa Nahuelquir e Atilio Curiñanco, rappresentanti di una delegazione Mapuche in Italia, definiscono quel che sta accadendo al loro popolo. Fino a oggi, la delegazione sarà protagonista di incontri pubblici per mettere al centro la questione del recupero delle terre espropriate ai loro proprietari naturali. Una situazione che ha avuto inizio nel 1881, quando la Patagonia venne spartita tra Cile e Argentina. In Argentina, da dove proviene la delegazione, oggi vivono circa 350.000 Mapuche, su un totale di 1.4000.000. Nel loro presente, disoccupazione e nuova emigrazione, o una vita ai margini dell'ambiente urbano dove vengono sospinti man mano che avanza il processo di privatizzazione dei loro territori. «Governo dopo governo - dice Mauro Millan, portavoce dell'Organizzazione Mapuche-Tehuelche «11 ottobre» - lo stato argentino sta cancellando la nostra cultura e agevola l'operato delle multinazionali, che comprano le terre e aggirano la legge ambientale per appropriarsi delle fonti d'acqua». Fra le numerose multinazionali nordamericane e europee (minerali, forestali, chimiche o di allevamento intensivo), i Mapuche hanno indicato Benetton, davanti ai cui negozi continuano a manifestare. «Non è una questione di lana caprina», dice un volantino di Radici, l'associazione che, con il sostegno dei Verdi, ha ospitato e accompagnato la delegazione in Italia.

La vicenda ha preso avvio quando Rosa e Atilio - disoccupati, lei dopo 17 anni di lavoro in fabbrica - hanno deciso di «recuperare» un pezzo della loro antica terra, «una terra dai confini legali incerti - dice l'avvocato Gustavo Manuel Macayo, avvocato dei due Mapuche - ma che la Compañia deTierras Sud Argentino, controllata da Benetton, rivendica come sua. Benetton nel `91 ha acquistato circa 10.000 km quadrati di Patagonia, subentrando a una società con capitale britannico».

Rosa e Atilio vengono denunciati per occupazione illegale e buttati fuori con la forza. «Hanno distrutto tutto e portato via il bestiame - raccontano ora -. Dicevano che, essendo sulle loro terre gli apparteneva anche quello».

Diritto naturale contro diritto di proprietà. Quello di Atilio e Rosa è solo il caso più noto di una campagna che cerca di coniugare resistenza, azioni legali e campagna informativa. L'impresa trevigiana, intanto,
replica che Compañia è «società terza e indipendente» e che l'unico punto in comune è «il controllo da parte di Edizione Holding, società madre e finanziaria del gruppo Benetton». Fatto è che, mentre l'esito legale della vicenda non dà ragione ai Mapuche, ma con qualche margine di ambiguità, Benetton si dichiara disposto a regalare 2.500 ettari della sua «proprietà» allo stato argentino. «Allo stato, appunto, non ai Mapuche - dice la delegazione -, ma non si può donare ciò che non si possiede. Molti pensano di possedere la terra, noi invece apparteniamo alla terra su cui viviamo da secoli». E raccontano come la multinazionale trevigiana abbia costruito a Leleque un museo dei Mapuche «come se il nostro popolo fosse già estinto. La gente va a visitarlo, ma oltre quell'edificio c'è l'oggi dei Mapuche».

Donazione o restituzione: un problema di riconoscimento. Nel corso di un incontro avvenuto in Campidoglio l'11 novembre, l'impasse si è creata su questo punto, nonostante la mediazione del Nobel argentino Adolfo-Perez Esquivel. Non restano che la mobilitazione, che non si fermerà, e dopo che saranno partiti dall'Italia, l'eco delle loro parole: «Petu Mogelein», siamo ancora vivi.

ROMA - il Manifesto (18.11.04)

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