versión para imprimir - envía este articulo por e-mail |
Palestina, Libano: Israele al servizio dell’imperialismo mondiale (en italiano)
Por PCInt. -
Monday, Jul. 31, 2006 at 8:59 AM
L’attacco israeliano in corso nel Libano ha avuto, secondo gli stessi media internazionali, il «semaforo verde» degli Stati Uniti e il tacito accordo degli altri grandi Stati imperialisti, a cominciare dalla Francia (nonostante le dichiarazioni di «amicizia» verso il Libano).
La riunione del «G8» che si teneva nel momento dell’avvio delle ostilità si è ben guardata di condannare l’aggressione israeliana, anche solo a parole, e appellarsi anche soltanto simbolicamente alla pace, limitandosi ad un ancor più ipocrita appello alla «tregua» delle «due parti»!
Il messaggio è stato recepito immediatamente dallo Stato ebraico che ha intensificato i bombardamenti in tutto il Libano – non tralasciando le contemporanee incursioni nella striscia di Gaza – mirando in particolare le installazioni indispensabili alla vita quotidiana e obiettivi civili allo scopo di seminare il terrore e di provocare un esodo: quasi settecentomila persone sono così state costrette in pochissimi giorni a fuggire dal sud del paese, e da Beirut, mentre i morti ormai si contano a centinaia. Israele ha in ogni caso installato un blocco totale, aereo e navale, del Libano, al punto che le navi dei paesi occidentali che imbarcano gli stranieri che lasciano il paese devono chiedergli il permesso di transito!
Nessuno dei grandi Stati ha pronunciato la minima critica contro questo vero e proprio atto di pirateria che si sta svolgendo nei fatti. E ciò dimostra, aldilà delle parole, una convergenza di interessi nei fatti!
E’ la dimostrazione che gli 8 grandi Stati che dominano il mondo e pretendono di difendere la civiltà, sono in realtà i primi terroristi, i responsabili dei crimini del capitalismo, anche quando sono degli Stati più piccoli che si incaricano del «lavoro sporco».
L’attacco israeliano in Libano si inscrive nella continuità dei suoi attacchi contro i Palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, e nel quadro di un ruolo sub-imperialista nella regione. Il pretesto di queste sanguinose operazioni di polizia imperialista è stata la cattura da parte dei miliziani Hezbollah di tre soldati israeliani, quando migliaia di prigionieri palestinesi, ma anche libanesi, marciscono da molti anni nelle galere israeliane.
Il loro obiettivo è in realtà, da una parte, di schiacciare ogni velleità di resistenza all’oppressione permanente subita dai Palestinesi, e dall’altra parte, accentuare la pressione sugli Stati della regione (Siria e Iran, in particolare) che non si piegano facilmente alle pressioni degli Stati Uniti e degli altri imperialisti occidentali. Se la Siria aveva inviato le sue truppe, all’epoca della guerra civile libanese, in accordo con Stati Uniti, Israele e Francia per schiacciare i Palestinesi e le masse diseredate libanesi, essa è ora soggetta a fortissime pressioni americane e francesi perché abbandoni le sue posizioni nel paese, dopo aver dovuto già ritirare i suoi soldati qualche mese addietro. Gli imperialisti francesi sperano che un indebolimento duraturo di Hezbollah (legato all’Iran e sostenuto dalla Siria) sotto i colpi israeliani permetterà loro di riguadagnare almeno in parte il «peso» che avevano avuto un tempo in Libano. Questo paese, tradizionalmente, è una importante piazza finanziaria e commerciale del Medio Oriente, ed è per questo che, se Chirac si è limitato a richiamare l’applicazione della risoluzione dell’ONU che concerne Hezbollah, ma non quella che concerne Israele, D’Alema e Prodi si sono spinti ad offrire i propri servigi perché un demagogico «tavolo di pace» fosse situato a Roma, promettendo proprie truppe per una eventuale forza multinazionale di interposizione in Libano! Fra imperialisti ci si dà una mano!
Gli Stati Uniti e Israele hanno risposto alla vittoria elettorale del partito Hamas e alla formazione del suo governo, dichiarando apertamente che avrebbero «tolto l’ossigeno» alle nuove autorità palestinesi. Hamas, che ha vinto alle elezioni anche grazie alle sue denuncie della corruzione generalizzata e dei compromessi di ogni tipo dei vecchi dirigenti di Al Fatah, dipende anch’esso come il precedente governo palestinese, dalle somme che Israele deve versare loro (diritti di dogana, ecc.); ma con l’andata al governo di Hamas Israele si è rifiutato di versare quelle somme, e la stessa cosa hanno fatto gli Stati Europei e gli Stati della Lega Araba interrompendo i loro «aiuti», e (salvo, per evitare evidentemente un’esplosione generale di tutta la Palestina e le sue ripercussioni in tutto il Medio Oriente, quei capitali che gli imperialisti europei hanno fatto arrivare alla polizia palestinese e al mini-Stato attraverso istituzioni saldamente controllate da loro).
In tempi precedenti Israele aveva sostenuto Hamas, partito religioso reazionario, allo scopo di indebolire i nazionalisti palestinesi. Ma da anni Hamas, che si presenta come difensore dei poveri e come avversario irreconciliabile dello Stato ebraico, non ha mai cessato di criticare i negoziati con Israele e i diversi accordi di «pace». L’arrivo al potere di questo partito rischiava, quindi, di rimettere in causa, non tanto questi accordi che non sono mai veramente decollati, quanto l’attitudine generale di sottomissione dell’Autorità palestinese all’ordine imperialista nella regione: ecco perché, dagli Stati Uniti ai paesi europei passando per Israele e i grandi Stati arabi, tutti si sono messi d’accordo per strangolare con tutti i mezzi il nuovo governo «democraticamente eletto», a dispetto del fatto che Hamas abbia cominciato, anch’esso, ad allinearsi a quest’ordine imperialista!
Ulteriore dimostrazione che ogni accordo internazionale, ogni grande principio del diritto e della democrazia non sono che del vento rispetto agli interessi imperialisti: conta soltanto la forza!
Fino a che durerà il capitalismo, i differenti Stati borghesi non cesseranno mai di farsi concorrenza e di affrontarsi, non cesseranno mai di sfruttare i loro propri proletari richiamandoli sempre all’«unione nazionale» contro i proletari degli altri paesi, non cesseranno mai di opprimere le popolazioni che cadono sotto la loro occupazione e il loro dominio. Fino a quando regnerà l’ordine imperialista nel mondo, lo Stato di Israele, che nel Medio Oriente è il pilastro e il guardiano dell’ordine imperialista, per di più pagato profumatamente (le sovvenzioni a Israele rappresentano da sole più della metà dell’aiuto all’estero degli Stati Uniti…), non cesserà le sue estorsioni e la sua oppressione sulla Palestina, non cesserà di rosicchiare il loro territorio, come non cesserà di sfruttare bestialmente i proletari palestinesi.
I decenni che stanno scorrendo hanno fornito la prova irrefutabile che tutti i negoziati diplomatici, tutti gli accordi «di pace» firmati sotto l’egida degli imperialisti non sono serviti che ad accrescere l’oppressione e farla sboccare in nuovi massacri. Non vi è peggior illusione che di appellarsi alle pretese intenzioni pacifiche del tale o tal altro Stato borghese o agli interventi dell’ONU, vero covo di briganti agli ordini dei grandi boss imperialisti. Nel quadro del capitalismo, non vi possono essere soluzioni per gli oppressi di tutto il mondo, ed ogni appello alla pace è pura menzogna.
La sola via d’uscita risiede nello sviluppo della lotta proletaria perché è soltanto questa che potrà effettivamente unire tutti gli sfruttati al di sopra delle frontiere, che potrà battere ogni tendenza all’unità «nazionale» - ivi compreso in Israele. Allora, la lotta proletaria, indipendente e di classe, sarà nella condizione di distruggere l’ordine imperialista internazionale, di rovesciare tutti gli Stati borghesi, in Medio Oriente con in ogni altra parte del mondo, al fine di instaurare sulle loro rovine un potere proletario internazionale e unitario, condizione indispensabile per far sparire, alla conclusione di un processo rivoluzionario mondiale, col capitalismo anche ogni oppressione, ogni sfruttamento, ogni repressione ed ogni discriminazione.
Per quanto lontana possa sembrare, questa prospettiva è la sola realista: essa può e deve essere preparata da oggi, portando alle masse vittime dirette o indirette del «nostro» imperialismo la sola solidarietà che conti veramente: l’indebolimento dell’imperialismo attraverso la rottura della collaborazione interclassista fra proletari e borghesia, la rottura con le organizzazioni e i partiti legati in un modo o nell’altro all’ordine borghese, attraverso l’opposizione frontale del proletariato contro i capitalisti e il loro Stato, in breve: attraverso la ripresa della lotta di classe, rivoluzionaria e internazionalista.
________________________________________________________________________________________________________________________
Un correo electronico para contactarce....
Por Hola -
Monday, Jul. 31, 2006 at 4:32 PM
Acuerdo con la declaración que leí anteriormente en castellano.
Pronto?
Por Intrigado -
Sunday, Dec. 31, 2006 at 3:43 AM